lunedì 27 aprile 2009

API, IO PARTO DA QUI

Io parto da qui, in punta di piedi, posso solo raccontare quello che farò, curioso come sempre ma con la massima attenzione verso di loro, verso un’apicultura il più possibile naturale nel vero senso della parola, non sono interessato allo sfruttamento dell’ape per produrre il miele, mi interessa il suo benessere e la sua salvaguardia, mi è sufficiente che impollini le mie piante.
Apicultura scritta apposta così un errore voluto, pensato apposta come cultura dell’ape, l’ape al primo posto.
Sono disponibile a tutti i suggerimenti, critiche, e quant’altro, ma anche a postare o meglio aprire su questo blog una discussione su cos’è l’apicultura naturale inserendo anche articoli non miei con contributo di chiunque voglia partecipare visto che almeno in Italia a parere mio vi è una grande confusione.
Ma facciamo un passo indietro, mi ero già interessato dell’apicoltura e delle api circa 27 anni fa e per circa 7/8 anni portai avanti 5 alveari, poi per cause varie regalai le mie arnie in quanto non potevo più seguirle, già allora ero più interessato alle api che ai prodotti dell’alveare, non mi interessava il loro sfruttamento ma il loro benessere, mi rendevo conto che meno gli andavo a rompere le scatole, meglio loro vivevano, dovevo rispettare il più possibile la loro vita.
Trascorsi 20 anni cerco di ripartire e scopro che l’apicoltura non è migliorata, anzi la trovo peggiorata, ora si parla di estinzione delle api trovo la cosa allarmante.
Quando penso che con 50 Euro o giù di li posso comprare uno sciame da impollinazione su 5 telaini con regina in cassetta a perdere di cartone paraffinato da usare in serra per impollinare e le api fatto il loro lavoro saranno lasciate morire in quanto la serra è chiusa e non troveranno cibo per loro trascorso il periodo dell’impollinazione, tutto questo mi sembra un’eresia una bestialità, tutto questo vuol dire snaturare l’allevamento dell’ape, vuol dire che conta più il denaro dell’ape, ma quando non ci saranno più api lo prenderemo in quel posto, senza api non c’è vita!
Come si può pensare all’ape come a qualcosa a perdere, come a qualcosa di poco o scarso valore, questo è il senso di “IO PARTO DA QUI” un’apicultura naturale.
Il mio sciame è arrivato per ora è su un’arnietta da sei telaini.


Trascorsi tre giorni per l’ambientamento trasferisco lo sciame in un’arnia di tipo Dadant a 10 favi con la facciata a sud (quella con l’apertura per intenderci) a vetro o meglio a doppio vetro e vi inserisco due telaini con foglio cereo parzialmente costruito.
Poi visto il tempo non molto buono di questi giorni (e non avendo a disposizione miele su favo) ho inserito un nutritore per aiutarle un po’, ho fatto uno sciroppo con un litro di acqua, un kg di zucchero, un cucchiaino di cremor tartaro e un cucchiaio di aceto, ho scaldato il tutto fino a 80 gradi, poi l’ho fatto raffreddare (questo tipo di alimentazione conto di darlo per una settimana non di più).
Perché un’arnia con parete trasparente? Beh …. Intanto perché già la usavo 25 anni fa e avevo notato che era migliore a mio parere rispetto a quella classica tutta buia, poi mi permette di scorgere dentro come stà andando e assieme all’osservazione dell’uscita capire cosa sta succedendo all’interno dell’alveare. Ma ne riparleremo prossimamente di quest’arnia.
Ora sono alle prese con la costruzione di un’arnia di tipo Top-bar quelle usate in alcune parti del continente africano, chiaramente in Italia a parte Nicola che ne ha costruite un paio non sono riuscito a vederne altre, perciò cercherò di fare un post prossimamente con i dati della costruzione riportando le misure in cm, in quanto tutto quello che si trova attualmente su internet è con le misure inglesi in pollici e rigorosamente in lingua inglese.
Ho allo studio anche come poi provvedere a popolarla partendo dalla duplicazione dello sciame che attualmente possiedo, ma saranno cose che vedremo quando le farò.
A rigor di cronaca devo dire che oggi sono tornato a vederle, pioveva in maniera insistente, ma c’erano ugualmente api che uscivano in volo, straordinario!!!

7 commenti:

equipaje ha detto...

Bello e importante, seguirò con attenzione :)
Ma non scordare di raccontarci anche dei tuoi trascorsi, che' sette-otto anni di esperienza pregressa non sono mica pochi.
A presto!

mauri ha detto...

Grazie del complimento, vedrò se riuscirò a inserire i trscorsi ma sono molto preso dal presente, oltre alle api, ai vari orti, al preparare la legna per l'inverno, e ad altri piccoli lavori di campagna stò eseguendo una ristrutturazione, poi devo andare a lavorare e mi rimane poco tempo per postare, cerco di mettercela tutta, vedremo cosa ne uscirà, ciao.

TroppoBarba ha detto...

E` da un po' che sto pensando di mettere un'arnia nel campo. Chissa` che leggendoti non possa trovare l'ispirazione per cominciare.

mauri ha detto...

TroppoBarba, se così fosse ne sarei lusingato.

Oceane ha detto...

Ciao complimenti
troppa gente pensa alle api solo per pigliare il suo miele trovando la scusa che "producono oltre il loro fabbisogno"
ma quando mai, le api producono per loro, svuotiamo e riempiono di nuovo e si stancano ovviamente... morendo prima immagino
tu che ne dici, dimmi cosa posso rispondere a questa gente che parte con un buon presupposto ma sono dotati di informazioni sbagliate
grazie anticipato

Oceane

mauri ha detto...

Ciao Oceane, che dire la questione è un po’ complessa, difficile rinchiuderla dentro a un commento, a dire il vero avevo in mente già un post sulla vita delle api, cercherò di anticiparlo così forse potrò essere più chiaro. Comunque è vero che le api muoiono prima per superlavoro o di sfinimento di fatica, certo che l’apicoltura così com’è praticata è un’apicoltura di sfruttamento che guarda poco al benessere delle api, tranne che non muoiano malattia, di certo non è interessata allo stress che si genera nell’apiario. Ma ti rimando a uno dei miei prossimi post sperando di soddisfare meglio la tua richiesta. Ciao Mauri

leapidialessandra ha detto...

Buongiorno,
parlo da apicoltrice professionista, e dico che ci sono anche apicoltori che guardano principalmente al benessere delle api, rinunciando anche a parte della produzione per anticipare un trattamento che le liberi dalla varroa se necessario...
non sono così pochi, pensate solo che se ci muoiono le api non abbiamo di che vivere, e non è così semplice reinvestire ogni anno in sciami!
Apprezzo moltissimo l'apicoltore obbista che ci dedica con costanza del tempo, perchè anche poco, ma richiedono del tempo al momento giusto, e anche capacità...
capacità di capirle e capire le problematiche che possono avere, se serve vanno aiutate, come tutte le creature che vengono allevate sulla faccia della terra.
Buon anno a tutti
Alessandra