martedì 26 gennaio 2010

GIORNI DELLA MERLA

Siamo arrivati ai giorni della merla, tra schiarite e annuvolamenti, come vuole la tradizione popolare questi sono i giorni più freddi dell'anno, mi sa che non si è sbagliato nemmeno quest'anno, qua siamo a 6 km dall'orto e sembra di essere in siberia.

mercoledì 20 gennaio 2010

1930

Esattamente il 28 luglio 1930 un giornalista del “Il telegrafo” partiva dalla Spezia alla scoperta della Lunigiana e ne faceva un resoconto di questo viaggio che usciva a puntate sul menzionato giornale, perché scrivo tutto questo? Diciamo una seconda puntata del post su “PAESI CHE MUOIONO, PAESI CHE VANNO SCOMPARENDO, PAESI MORTI”.
Ottanta anni sono la lunghezza di una vita, ma molti accadimenti sono successi in questo lasso di tempo, nel 1930 per raggiungere la maggior parte dei paesi che ora si raggiungono comodamente in macchina l’unico mezzo era il “pedibus calcantibus” causa la carenza di strade rotabili, questo faceva della Lunigiana un posto misterioso, oscuro, ma andiamo per ordine, cominciamo a dare un nome a quel paese che abbiamo visto nel post precedente, non facciamo cadere nell’oblio anche il nome Vallingasca quota 827 metri a ridosso del crinale appenninico dove lo spartiacque divide la provincia di Massa da quella di Parma, l’oggi lo conosciamo attraverso le foto che parlano da sole, ma nel 1930 che raccontò il nostro temerario giornalista?
“Dal valico della Cisa e presso Villa Eugenia, si stacca una vecchia mulattiera, ora ombreggiata da castagni, ora soleggiata, sempre deserta di case e scendente a rompicollo fino a Vallingasca o Villingastra, oppure Val di Castro, piccolo e povero casale, dove il viandante può trovare agreste cortesia, acqua eccellente ed un par di mele. Ai piedi del colle di Villingastra, scorre il canale di Pièrla che va diretto nel torrente Civasola, il quale sempre accompagna la mulattiera. Nel canale di Pièrla, fra i massi calcarei biancastri portati dall’impeto dell’acqua, or qua or là, si vedono spuntare tronchi giganteschi d’abeti dal quale trae nome il canale di Pièrla, in ponttremolese piella od abete. Ma di quest’albero non vi è più traccia alcuna di vita, tutti gli alberi sono morti e sotterrati da una gigantesca frana scesa a valle da monte Groppo del Vescovo, che si mostra nudo e lacerato dalla vetta al piede.”
Sicuramente a questa fonte trovò acqua eccellente, ma com'è cambiato il racconto, il paesaggio, non ci sono più le persone in questo posto e il viandante non trovapiù la cortesia agreste, ma solo la frsca acqua della fonte, sarà anche arrivata la strada che solitamente porta il progresso, ma qua ha portato solo l'oblio.

martedì 12 gennaio 2010

PROGETTO POMODORO

Non ho mai parlato molto di pomodori, non che non ami coltivarli, ma il mio è un orto di frontiera difficile con i suoi 760 metri non è certo votato alla coltivazione del pomodoro, anche se vi coltivo il cuore di bue e un ciliegino, mi auto produco le sementi, ma le stagioni sono corte e difficili a queste quote per il pomodoro, arrivano tardi e finiscono troppo presto, vorrei averli prima e che finissero tardi come in pianura.
Nel mio progetto di orto di frontiera o meglio orto difficile voglio far entrare in maniera più significativa la coltivazione del pomodoro, premetto che non uso ibridi (considero che ci rendano schiavi delle aziende produttrici di semi) che cerco di coltivare sempre prodotti originari del posto, ma ora voglio fare un’eccezione partendo dal fatto che il pomodoro ha una vita relativamente breve sul nostro continente, alcuni secoli, dopo che è arrivato al seguito di Colombo dall’America, alcune zone sono sicuramente più indicate alla sua produzione, ma a me piacciono le cose difficili, le sfide, quando mi capita di comprare delle piantine al consorzio o al mercato, arrivano o dalla versiglia o dal pistoiese mentre se vado sul versante emiliano arrivano dai vivai del triangolo Parma/Reggio/Piacenza, una cosa accomuna tutti questi luoghi, sono più avanti come clima del mio orto, ma soprattutto sono a quote molto basse, con meno rischi di gelate tardive e via discorrendo, pertanto tutte le varietà che posso trovare sono ideali per la pianura e mi penalizzano molto nella coltivazione montana del mio orto. Per ovviare a questo inconveniente mi sono messo a sfogliare cataloghi su cataloghi alla ricerca di qualcosa che possa soddisfare le mie esigenze, purtroppo la stragrande maggioranza delle sementi in circolazione sono ibridi, te le consigliano perché sono altamente resistenti alle malattie e molto produttive, ma a me tutto questo non interessa e questo restringe di molto la gamma su cui andare a cercare, poi ho deciso di fare un passo in avanti è penso che mi orienterò verso una ditta canadese ben fornita in materia (la si può vedere al sito http://solanaseeds.netfirms.com/) con molte vecchie varietà, un vero patrimonio di circa 280 pomodori, niente ibridi, sicuramente dentro c’è quello che cerco, alla faccia dei km. zero. Per ora scelgo mi rifaccio gli occhi, e ulteriori aggiornamenti al prossimo post.

giovedì 7 gennaio 2010

PASESI CHE MUOIONO, PAESI CHE VANNO SCOMPARENDO, PAESI MORTI.


Archiviato il 2009 si riparte non voglio annoiarvi con i soliti discorsi sul tempo, si sa è freddo ma è la sua stagione, non voglio parlare di orto dell’ultima cassettina di patate raccolte il 30 dicembre, nemmeno di api o erbe, ci sarà tempo e modo di parlarne a lungo quest’anno, ma voglio iniziare un nuovo racconto sui paesi della Lunigiana che vanno scomparendo o che sono in alcuni casi scomparsi.

Particolare di finestre dalle contrastanti architetture, tetti di piagne come non si trovano più, questo ha attirato la mia attenzione.

Inizio con un paesino molto carino che si trova appena fatto il valico dalla Cisa scendendo verso Pontremoli alla prima strada a sinistra si svolta verso Gravagna e scendendo a quaota 800 metri si trova un gruppo di case una volta erano una trentina ora ne sono rimaste poco più di 20, tutte disabitate, forse tre ancora frequentate d’estate. Sembra un paese senza nome il fantasma di un paese che fu, eppure si trovano delle cose interessanti a livello di architettura (ante-restauro), perché dove è avvenuto il recupero si può assistere a degli scempi tremendi.

Strane forme a riempire gli spazi.




Qua sembra una piccola costruzione, ma avvicinandosi si scopre che sotto esistono due piani e quello fotografato il terzo e ultimo è al piano terra, scic non serve l'ascensore per arrivarci (comodo).




Splendido arco, rimaneggiato nel tempo e ormai preda delle sterpaglie....

Bagno di ringhiera, che comodità....

La giornata era di quelle cupe quando ho fotografato la luce pessima, ma i particolari sono comunque eloquenti, mi riprometto di ritornarci con una bella giornata di sole per godere appieno di luci e ombre e scattare qualche altra foto.











Un posto pieno di fascino e di mistero. I particolari si sprecano, manca solo la giusta luce per fotografare, quello che un tempo fu un popoloso villagio di frontiera e di storie ne avrebbe da raccontare.

Un'ultima istantanea, su questo paese, morto ormai per sempre......