sabato 30 aprile 2011

Allarme per il castagno

 Il cinipede galligeno fotografato nella parte superiore delle foglie e nel lato inferiore delle foglie.
 Nella foto sotto particolare della galla.
Direi che ormai possiamo chiamarlo allarme, il cinipide galligeno del castagno da quando ha fatto la sua comparsa in Italia nel 2002 in provincia di Cuneo ha ormai impestato tutte le zone a coltivazione del castagno d’Italia, la sua propagazione è stata esponenziale e velocissima.
Ma cos’è il cinipede galligeno?, un imenottero originario della Cina, da li in maniera accidentale è stato introdotto nel 1941 in Giappone, nel 1963 in Corea e nel 1974 negli Stati Uniti.
Colpisce tutte le piante di castagno europeo sia selvatiche che innestate, i castagni ibridi euro-giapponesi e quelli orientali.
Questo parassita si riproduce una sola volta l’anno depositando 100/150 uova da cui nascono solo femmine (vi è assenza del maschio), le uova vengono deposte nelle gemme e hanno uno sviluppo molto lento in primavera con l’inizio della vegetazione si formano delle galle attorno alle uova, ogni galla può contenere da 20 a trenta uova, l’insetto adulto fuoriesce dalla galla dalla fine di giugno alla metà di luglio.
La sua propagazione avviene o per astoni e marze infette oppure per il volo degli insetti o in maniera passiva trasportati da camion, automobili ecc.
La lotta contro questo parassita è molto difficile, si può contrastare solo con un’insetto antagonista, ma in questo momento siamo molto arretrati in questo contrasto, soltanto nel 2004 si è provveduto a sperimentare l’antagonista per vedere se si acclimatava, visto che l’insetto arrivava dal Giappone dove aveva dato risultati di buon contenimento del parassita.
Dico che la situazione è grave perché ormai si è esteso in tutta Italia, nel Lazio è presente dal 2005, in Campania dal 2008, in Abruzzo dal 2005, in Lombardia dal 2006, in Trentino dal 2007, in Liguria dal 2007, in Emilia Romagna dal 2008, in Veneto dal 2007, in Sardegna dal 2008 e in Toscana i primi focolai dal 2008 ma ormai tutta la regione ne è infestata.
Considero grave la situazione in quanto i danni che questo parassita compie sono un calo della fruttificazione pari a un 70-80% e un deperimento delle piante stesse.
La cosa preoccupante è che oltre a una minore produzione di castagne, in una zona come la mia la Lunigiana, unica zona con milele DOP in cui si riversano negli ultimi anni migliaia di alveari nomadisti, questo crea un problema anche alle api essendo il miele di castagno il raccolto principale mentre l’acacia riveste una minore importanza, ci troveremo con un numero spropositato di alveari ma con poco pascolo per le api, già a inizio primavera si era notata la difficoltà su certi apiari causata da un’eccessiva densità di sciami rispetto ai fiori presenti, pertanto vista l’infestazione massiccia del parassita in zona e stimato un calo del 75% della fioritura del castagno lascio a voi trarne le conseguenze.
Gli interventi di lotta che sta portando avanti la regione Toscana daranno i loro frutti in un periodo di tempo che possiamo stimare da 6 a 10 anni, quindi credo avremo un periodo difficile anche per l’apicultura in generale, questo devo dire mi lascia sconsolato.

giovedì 28 aprile 2011

Rubano tutto, si ruba di tutto, tranne una cosa

 Rubano tutto, si ruba di tutto, tranne una cosa.
Da quando si nasce cominciano a rubarti qualcosa,
ti rubano l'infanzia, rubano i sogni,
ti possono rubare la moglie, il marito, i figli, i genitori,
ti possono rubare il sorriso,
ti possono rubare gli organi, ti possono rubare la verginità.
Rubano proprio di tutto, rubano la frutta,
rubano le mele, le ciliege, le arance,
ma possono rubarti l'auto, l'autoradio (quella era negli anni 70/80),
rubano tutto tranne una cosa.
 Posso rubarti in casa, rubarti il televisore, il computer, il portafoglio, l'orologio, rubarti i ricordi, rubarti gli affetti, rubarti il pane, rubarti il lavoro, rubarti la pensione,
qualsiasi cosa penso scopro che la possono rubare,
possono rubarti la casa, rubarti i risparmi, possono rubare le galline,
l'elenco delle cose che si possono rubare è lungo quanto un vocabolario, meno una sola cosa.
Possono rubarti il voto, rubarti un referendum, possono rubarti i pensieri, rubarti la vita stessa, possono rubarti la libertà, possono rubarti la speranza, possono rubarti la possibilità di scegliere, possono rubarti il sangue.
Possono rubarti o meglio sarebbe dire rubiamo sogni e felicità al popolo che verrà, ai nostri figli, ai nostri nipoti,
ma in cambio cosa diamo?
l'unica cosa che nessuno ruba, non serve custodirla, tanto nessuno mai la ruberà, anzi a volte ..............
forse un giorno chissà, l'unica cosa che nessuno ruba ci seppellirà!
Di che parlo direte voi, ma è ovvio dell'unica cosa che nessuno mai ruberà
dalla rumenta o meglio conosciuta come immondizia,
nessuno la vuole, tutti la gettano,
quest'immondizia che crea infelicità.
L'eterno problema immondizia che non scompare mai perchè?
Semplice nessuno la ruba mai.

domenica 10 aprile 2011

Orto selvatico

 E’ l’alba di un nuovo giorno, ma il tormento mi era preso ieri sera, seduto in disparte, all’aperto a contemplare quello spicchio di luna che malamente illuminava quello che mi stava attorno, in lontananza macchine che solcavano l’autostrada direzione mare in cerca di uno scampolo di felicità, latrare di cani che rompe la notte, una moto che sfreccia laggiù, fa caldo, sembra una serata di luglio, pensieri che corrono veloci, poi un rumore vicino, venti o trenta metri, cinghiali che passano nella notte, sono le 22.30, rincaso e penso all’orto, ma io voglio un orto senza lavorare, sembra sempre lo stesso disco ma io cerco l’orto selvatico.

La notte è passata ma i pensieri sono rimasti, bevo un caffè e vado a camminare nel bosco, sono le 6.40, la luce è scarna, è caldo, sembra una mattina di luglio, con la differenza che non ci sono ancora le foglie negli alberi e questi primi abbozzi che escono dalle gemme non riescono a togliere quell’aria spettrale al bosco, poi finalmente il sole che sorge e tutto cambia, la luce cambia, mai i miei pensieri restano, torno a casa e comincio a cercare…….



Eccolo il prezzemolo, nato dove non doveva nascere, oltretutto l’acqua la riceve solo se piove e la porta il vento, i semi mi son caduti per caso, o forse no……
 Inutile dire sarà un pò piccolo ma è un porro, sicuramente saporito, nato anche lui per sbaglio là.
 Dell'aglio, ho dovuto conficcare due anni fa lo spicchio, e ora si arrangia, fatica un pò, ma ne basta veramente poco!
 La salvia, lei ha fatto tutto da sola, seme portato dal vento, sono proprio orgoglioso e voglio vederti crescere, brava.
 La fragola, uno stolone buttato là, già lo scorso anno ha avuto il coraggio di fare le fragole, sode profunate e gustose fuor di misura.
 La bietola, troppo facile, piantata una volta, al secondo anno va a seme, e poi fa tutto da sola, sono già riuscito a verele riprodursi per quattro anni di fila, non saranno come quelle comprate dall'ortolano, ma hanno il pregio che quando le metti in pentola sono tutta sostanza e poca acqua, con un gusto impareggiabile.
 Poi esiste anche quella parte di piante commestibili nel mio orto selvatico che non ti sognerai mai di seminare, queste infestanti che si avvolgono agli alberi e creano delle liane, che è dura estirpare, ma i teneri germogli sono delle prelibatezze, per minestre, frittate, lessate, fatica a coltivarle pari a zero.
 E che dire del rovo, dove infesta non te ne liberi più, ma quando i germogli sono teneri è ottimo per le minestre.
 Questa pianta quando ero piccolo la chiamavo pane e vino e mangiavo crude le sue sommità, quando è tenera è eccezionale messa nelle torte salate.
 I teneri germogli della borsa pastore ben si prestano per i più svariati usi culinari.
 L'ortica, fa parte di quelle piante che nessuno si sognerebbe coltivare, vive su terreni marginali e le sue sommità, quando la pianta è giovane sono buone per minestre, frittate, per torte salate, per ripieno di tortelli (ricotta e ortica), lessate, pianta straordinaria.
 E per frinire una pianta a radice, la bardana, solo le piante del primo anno sono buone in quanto la radice è tenera, al secondo anno diventa dura e stoppaciosa, pianta depurativa e fortificante.
Qua mi fermo altrimenti questo post diventa un polpettone, a dir la verità ne avrei a sfare di piante da inserire, per non parlare dei fiori mangerecci, ma ormai stà diventando sera un'altra volta e i pensieri del mio orto selvatico svaniscono, mi perdo ad osservare dei fiori, per il solo piacere di guardarli.
 Osservo i loro colori e mi ritorna alla mente ieri sera quando seduto a rimirare la luna, mi arrivavano  i soadenti profumi del lauro ceraso, una pianta solitaria in mezzo a un bosco che arriva a lambire le case.
 Il sole si appresta a tramontare e accarezza lieve ogni fiore.
 L'erica di bosco è in piena fioritura, tutti questi fiori così vicini, ragruppati, sembrano fermi, là ad aspettare, ma già il popolo "padano" è di ritorno, il nasto d'asfalto si riempie d'auto in fila, come un esercito, si appresta
ad attraversare la galleria della Cisa, domani tutti al lavoro, lo scampolo di felicità è già finito.
Ma io rimango cena con le verdure dell'orto selvatico, e aspetterò il prossimo fine settimana per vedervi passare in cerca di uno scampolo di felicità, se ci sarà!

lunedì 4 aprile 2011

Attorno alle api

 Sabato 2 aprile, visita alle api, giornata calda, leggermente ventosa, per prima guardo la casetta debole, continua a deporre ma la decisione ormai è presa, va sostituita, appena sarò in grado di ricevere una nuova regina, la sostituisco e ..........., vedremo quando arriva il momento, ci vorranno ancora una quindicina di giorni per ricevere le regine.
 Le api sono in pieno movimento, e guardo l'arnia da 12 telaini, l'ultima volta era a 6 telaini di covata, ora siamo a 10, decisamente troppi e la decisione è presa, tolgo la regina con 2 telaini di covata e uno di scorte, aggiungo 2 telaini vuoti costruiti e inserisco in un'arnia nuova, mentre l'arnia da 12 rimasta orfana aggiungo un telaino vuoto e metto un diaframma, lascio per il momento quest'arnia al suo posto, nel frattempo le api creano un trambusto che mi costringe a non guardare l'ultima arnia.
All'imbrunire inverto le due arnie, quella nuova con la regina la metto al posto di quella da dodici e viceversa.
 Cosa penso di ottenere con questa operazione?, semplice per l'ora della grande fioritura avrò nuovamente un'arnia sufficentemente forte dove ora c'è la regina per fare il raccolto del miele, mentre l'altra avrà una regina nuova e le api avendo poco da fare con la covata potranno dedicarsi al raccolto.
Prima di terminare i lavori alle prime tenebre ho fatto un'operazione che solitamente viene sconsigliata causa saccheggio, ho somministrato alle due arnie circa 750 ml di miele e acqua in parti uguali, questo dovrebbe tranqulizzarle e al mattino la situazione dovrebbe essere tornata alla normalità.
Ora un meritato riposo.