sabato 22 gennaio 2011

API(CULTURA) 2011 PROGETTO parte 1

Punti fermi del progetto di api(cultura) 2011, pochi, anzi pochissimi, tutto il resto sono variabili sul tema, ma andiamo alle mie certezze:
sotto i 7 mm. le api propoliazano, sopra i 9 mm. le api creano i ponti di cera, questo è un punto che va sempre tenuto presente nella costruzione di qualsiasi tipo di arnia, altra cosa da tenere sempre presente è il detto che vuole l’ape “con piedi freddi e testa calda”.
Come possiamo vedere le certezze apparentemente sono scarse, ma possiamo aggiungerne un’altra la razza che ovviamente è l’ape mellifera ligustica, per ovvi motivi che possono sembrare banali legati al fatto che è endemica dell’Appennino e dell’Italia tutta, so che si fa un gran chiacchiericcio attorno all’ape carnica elogiandone i pregi e dicendo che è una razza più docile, ma a me tutto questo non interessa, non mi interessa se è più docile, se produce più miele o chissà che altro, mi interessa il fatto che sia endemica.
Se vogliamo ripopolare le Alpi e gli Appennini con gli orsi, useremo gli orsi bruni, di certo non gli orsi bianchi con la scusa che si vedono meglio nel bosco, ecco con le api per me vale lo stesso discorso, inoltre in una zona popolata solo di ligustica come faremo a fecondare le regine di carnica con fuchi di carnica?, il risultato sarebbero degli ibridi e questa non è la strada che ho scelto per il mio progetto.
Altre certezze sono ancora più banali e sono legate al ruolo e ciclo di vita di fuchi, operaie e ape regina, senza queste conoscenze non si potrebbe nemmeno iniziare a lavorare con le api, di queste evito di parlarne in quanto qualsiasi libro o sito da già tutte queste informazioni.
Altra cosa che tutti continuano a dirmi è quella di lavorare con le arnie esistenti senza andarmi a inventare niente, dicono che in passato c’è già stata troppa confusione di misure e forme e bisogna cercare di standardizzare il più possibile, insomma in parole povere se le tue arnie non sono standard non hanno valore commerciale sul mercato, ma visto che io del mercato me ne frego farò di testa mia come ho sempre fatto, sarò un api(cultore) eretico, nuove idee andrò a sviluppare, di conseguenza nuove misure…………………., e non andatemi a copiare, non sareste più parte del mercato, ne resterete esclusi e bollati come eretici.
(continua)

martedì 18 gennaio 2011

CONOSCI LE TUE API?

Noi impariamo a conoscere il nostro cane, il nostro gatto, li vediamo crescere, costruiamo con loro un rapporto, capiamo la loro indole, sappiamo dire se sono di razza oppure se sono dei meticci, conosciamo un sacco di cose su di loro, sappiamo se sono docili o agressivi, li possiamo rendere sicuri nei nostri confronti oppure diffidenti o anche aggressivi.
Possiamo costruire un rapporto oltre che con il cane e il gatto anche con un cavallo, con un asino, con una mucca, una pecora, possiamo addestrare un canarino, insomma possiamo interagire con gli animali e avere uno scambio di sensazioni e di emozioni, ma ......
Con le api che rapporto abbiamo?, quanto possiamo dire di conoscerle?, oltre a dire che sono mansuete oppure agressive, che producono tanto o poco miele, oltre a dire se sono di razza carnica oppure ligustica oppure di razza ....., ma mi interessa sapere molto di più il rapporto profondo che riusciamo ad avere con loro, perciò apro la discussione a chi vuol dire la sua

sabato 15 gennaio 2011

PROGETTI D’API(CULTURA) 2011

La giornata di oggi in lontananza l'Appennino ligure dietro il quale si nasconde il mare.
Il monte Orsaro quota 1800 metri come si presenta oggi.
In questo periodo ho letto molti libri scritti agli albori dell’apicoltura, certo a distanza di tempo l’apicoltura è cambiata diventando una specie di mostro spremiapi, conta solo quanto miele si riesce a produrre e le api solo relegate in un posto di second’ordine che non credo gli competa, ha complicare il tutto oltre alle solite malattie che colpiscono l’alveare è intervenuta la varroa che ha stravolto la tranquillità dell’alveare da circa 25 anni.
Ad oggi mi ritrovo con tre arnie, al momento ho abbandonato la top bar a causa di problemi intercorsi con i calabroni che hanno saccheggiato e distrutto l’alveare nell’autunno/inverno 2009, nella primavera del 2010 ho popolato una nuova arnia per tornare sempre a tre alveari, ma è da questo momento che partono i progetti d’api(cultura) 2011, innanzitutto da questo post creo una nuova etichetta dal titolo “diario api 2011”, il suo intento è mettere un appunto nel blog ad ogni visita degli alveari, servirà soprattutto a me per ricordarmi quello che combino durante l’anno.
Quindi pronti e via. Oggi 15 gennaio 2011 breve visita all’apiario, la giornata a dispetto dei giorni scorsi è calda e soleggiata, le api lavorano in maniera frenetica importando una quantità impressionante di polline anche se quassù sull’Appennino a parte i noccioli non c’è molto da bottinare, ne approfitto per togliere i coperchi e far asciugare gli stracci di lana che ho messo per tenere caldo l’alveare e far asciugare un po’ anche il legno di coperchio e coprifavi.
A questo punto devo dare una numerazione alle mie arnie che mi servirà per i prossimi progetti, pertanto l’arnia a vetri da 10 telaini avrà il numero 1, l’arnia a vetri da 12 telaini avrà il numero 2 e l’arnia a 10 telaini normale la contraddistinguo con il numero 3.
Oggi ho rifornito di candito l’arnia n°1 e n°2.
L’arnia n°1 è molto forte (circa 8 telaini di api) , stessa cosa dicasi per la n°2 (circa 9 telaini di api) , mentre la n°3 è deboluccia (circa 4/5 telaini di api).
Questo è quanto per il diario api 2011.
Passiamo ai progetti, costruzione di nuove arnie, in quanto voglio sostituire quelle attuali, allevamento di nuove regine, produzione di propoli in quantità molto maggiore di quella prodotta quest’anno, incremento degli alveari, produzione di idromele e poi un progetto per una nuova arnia con comparto estivo e comparto invernale, ne parlerò in maniera più approfondita di tutti questi argomenti a mano a mano che i progetti avanzano allegando le relative foto e misure.
Nocciolo in fiore, ottima fonte di polline ecco come si presentano oggi i noccioli.

sabato 8 gennaio 2011

PARTE SECONDA DEL POST PRECEDENTE O FORSE NO

In realtà avrei dovuto scrivere d’altro, ma questo periodo di assenza dal web (una specie di letargo, come un’ibernazione) mi è servito per documentarmi, prendere informazioni, un lavoro di ricerca impegnativo che spazia dalla storia alla geologia al mondo contemporaneo, il tutto calato nella piccola realtà dell’Appennino che copre la parte nord della Lunigiana, inoltre molto tempo è stato dedicato alla lettura di vecchi libri sulle api, ma andiamo per ordine, cercando di concludere frettolosamente la seconda parte del post precedente, dicendo semplicemente che basterà una grossa tempesta solare a distruggere tutta la nostra tecnologia (ma di questo ne parlerò eventualmente un’altra volta).
Vi chiederete a che pro tutta questa ricerca, tutto questo tempo a prendere informazioni? ………., semplice, ci sono in programma la costruzione di 5 parchi eolici a due passi da casa mia, non che io sia contrario all’eolico in linea di principio, anzi, se non fosse così costoso e complicato metterei volentieri una o due piccole torri sul tetto di casa per produrre energia a costo quasi zero, oltretutto oggi ne esistono di veramente piccole senza pale ma con una gabbia cattura vento altre da mezzo metro a un metro e mezzo, perciò l’impatto sarebbe quasi inesistente e senza nessun pericolo di sorta.
Ma torniamo al motivo della mia ricerca e dei miei dubbi, un primo impianto eolico già in stato avanzato sulla carta, il che vuol dire in attesa delle ultime verifiche a del nullaosta alla costruzione verrà costruito nella zona che va dal monte Groppo del Vescovo al passo del Cirone, ovvero in pieno crinale appenninico, un luogo (per ora) molto bello, il progetto prevede la costruzione di 23 pale eoliche alte oltre 150 metri, e la costruzione di una strada di servizio larga 6 metri, l’impatto del rumore è stimato a 350 metri dai piloni attorno ai 50 decibel, nel progetto la si ritiene una zona di scarso impatto ambientale anche vista la scarsa densità di popolazione per km quadrato.
Nel contesto storico ci troviamo tra due strade medioevali la via Francigena o Francesca conosciuta anche come strada di monte Bordone frequentata da prima dell’anno mille e l’altra strada medioevale quella del passo del Cirone, due strade che mettevano in comunicazione il nord con Roma. Vi sono tracce di diversi castelli o castellari caduti in rovina nel tardo medioevo, da queste strade transitarono nomi illustri dell’antichità, fu anche dominio Longobardo, da questo capiamo che sono luoghi pieni di storia.
In un contesto storico ancora più antico ci troviamo nel territorio dei liguri-apuani, popolo fiero che tenne testa alle truppe romane per lunghi anni, che solo con lo sterminio e la deportazione in massa fu piegato al volere di Roma, le tracce storico-archeologiche sono presenti lungo tutto il crinale appenninico e rimangono tutt’ora sepolte in attesa di essere portate alla luce, per maggior precisione possiamo dire che dagli scavi effettuati i reperti si trovano a una profondità che va dai 20 cm. ai 50 cm,.
La costruzione di questo parco eolico e degli altri 4 in progetto porterà a un deturpamento in maniera irreversibile del panorama del crinale, cancellerà in maniera più o meno grave degli ecosistemi presenti in quel territorio, un territorio già martoriato dalla sua fragilità a causa dell’instabilità del suolo che nei secoli lo hanno portato a continui cambiamenti e tutto questo avviene nel silenzio più assordante, come fosse cosa che non ci riguarda, solo alcune flebili voci si sono levate contro, ma sembrano quasi rassegnate all’inevitabile, che bisogna fare per salvare il territorio su cui viviamo?, torno a ripetere non sono contrario all’eolico, sono contrario a vedere costruite sul crinale appenninico decine e decine di torri alte più di 150 metri, questo mi sembra uno sfregio al territorio, di una zona già martoriata, si potrebbe aprire una parentesi sull’autostrada che l’attraversa in continua manutenzione a causa della sua costruzione in zone franose, come il viadotto di Gravagna costruito su una frana preistorica, quello di Montelungo costruito nella frana che nel 1606 distrusse il paese e che continua tutt’ora a muoversi e si potrebbe continuare così, ha un senso costruire simili abomini in un territorio così fragile e asserire che l’impatto ambientale è minimo in quanto scarsamente abitato?, io credo di no, altrimenti potremmo con questa logica andare a distruggere bellissime isole italiane solo con il pretesto che sono scarsamente abitate, magari anche gli scavi di Pompei mi sembrano scarsamente abitati e magari perché non pensare di costruirci sopra?, se la logica è questa, e cosa rimane o che benifici ne traggono gli abitanti delle zone interessate a questi parchi mi chiedo? Non credo che bisogna rassegnasi alle energie alternative a tutti i costi, purtroppo però l’andiamo di questi ultimi periodi è sconfortante e mi voglio riferire a una cosa in particolare e mi vorrete scusare se salto di palo in frasca, ma voglio trarre spunto dalla pubblicità che scorre in televisione circa il forumsulnucleare una vera demenza, questo ci fa capire quanto poco siamo in grado di ragionare.
Perché mi accingo a dire questo, semplice già una volta gli italiani si sono espressi nel merito di questa materia, ma questo al momento poco importa, la demenza vera sta nel fatto di volerci far schierare contro o a favore del nucleare, ma chi fa questo sa che tutto questo non conta assolutamente niente in quanto il governo italiano ha già preso una decisione in merito, ovvero costruire le centrali nucleari.
Ma mi chiedo l’essere a fare o contro il nucleare implica anche dover rassegnarsi sulla costruzione dei parchi eolici e relativi scempi ambientali?
Tutto questo mi ha portato a trovare una risposta, circa chi sono io e cosa voglio fare, chi sono io è semplice un eretico e voglio fare l’eretico (da non confondere con il significato religioso del termine), io voglio portare avanti la mia eresia e voglio fare l’eretico.
L’argomento api lo rimando alla prossima volta troppe cose ho da dire e scrivere, e non ritengo nemmeno concluso quello sui parchi eolici, diciamo che questa era una premessa.