mercoledì 28 dicembre 2011

2012 vedo e prevedo

Oggi ne ho approfittato per tagliare un pò di legna per il prossimo anno, ma verso sera lo sciamano che dimora in me ha preso il sopravento, uno degli ultimi cerri che ho tagliato una pianta particolare per portamento, gli ho chiesto scusa prima di abbatterlo e poi una volta a terra è stato usato per carpirgli i segreti cosmici, l'ho capitozzato in un punto preciso e mi sono messo sotto a bere la linfa che ne fuoriusciva, in questo modo ho reperito le forze cosmiche dell'universo, poi non pago mi sono stappato una bottiglia di ambrosia (idromele) il nettare degli dei e ho bevuto avidamente, solo allora ho guardato gli astri e ho fatto le carte al nuovo anno che è in procinto di nascere, che ho visto?
partiamo dalle stagioni, avremo una primavera strana, umida direi, ci farà dire che non ci sono più le stagioni di una volta, per non menzionare l'estate, non passerà inosservata e capirete il perchè quando arriverà.
Passiamo a temi di gossip, una testa coronata passera a vita ultraterrena, ovvero ci sarà un funerale reale.
Nel 2012 assisteremo a un'eruzione vulcanica eccezionale, per non parlare dei terremoti, ne vedo 3 di una certa importanza (ovvero catastrofici), per passare a temi che ci riguardano più da vicino, non mancheranno le solite alluvioni in Italia, un paio di una certa importanza e una più leggera, non ci faremo mancare le frane, una in particolare sarà di un certo rilievo.
Nel mondo assisteremo a cambiamenti importanti, causati da sommovimenti popolari.
L'economia?, mi stavo per scordare, ma vedrete che in Italia e nel mondo voi il prossimo anno ve lo ricorderete per i cambiamenti economici che si verificheranno.
Buone notizie?, si saremo ancora vivi alla fine del 2012, vivi, ma cambiati.
Auguri a tutti di buone feste e di buon anno che verrà.
Sicuramente il 2012 sarà un anno pieno di brividi ed emozioni.
P.S.- L'economia, il lavoro, la disoccupazione, in Italia (e altre cose di questo tipo), vedo nero.

martedì 13 dicembre 2011

Il bianco, il nero e il rosso

Il bianco e il nero il colore della pelle,
il rosso il colore del sangue che hanno in comune.
Non posso che esprimere il mio sdegno e la mia vergogna per quanto successo oggi a Firenze,
15 anni fà ho lavorato con i senegalesi a raccogliere pomodori, persone uguali a me,
non possiamo tollerare questa ondata razzista e ignorante che si stà abbattendo sul nostro paese.

lunedì 12 dicembre 2011

Come costruirsi un piccolo capitale

Per costruirsi un piccolo capitale bisogna partire da lontano, dalle nostre radici, non parlo i soldi, qurlli non valgono nulla e potrebbero diventare carta stracci a breve, il capitale di cui parlo sono i semi,m sementi che vanno conservate gelosamente, in esse vi è la vita.
Per partire vanno bene anche quelli comperati al consorzio, l'importante che non siano ibridi, i famosi F1 per intenderci, da questo punto di partenza si cominciano a cercare ortaggi e piante che si adattano al clima della zona dove abitiamo, e cominciamo a conservare i semi.
Facciamo un esempio pratico:
Compero dei semi di zucca, li semino e quando è matura la raccolgo e conservo i semi, che si possono scambiare con vicini e lontani, ci sono numerosi siti di scambio, ecco proprio lo scambio diventa imporatante in quanto possiamo reperire semi di altre varietà da sperimentare a costo quasi zero, ma cosa più importante abbiamo iniziato con le nostre sementi un processo di acclimatizzazione, ovvero semi legati a quello specifico territorio, in questo modo avremo sempre semi freschi il che coincide con un'ottima germinabilità e un adattamento.
L'ideale sarebbe coltivare una sola varietà per ortaggio, ma nel caso si abbiano due o più varietà bisogna ricorrere a delle precauzione se si vuol avere sempre i semi in purezza non andando incontro a ibridi che ci fanno perdere le caratteristiche iniziali.
Così partendo da un seme si inizia a costruire un piccolo capitale, e poi scambio dopo scambio il capitale diventa grande, ci rende indipendenti creandoci delle varietà acclimatate perfettamente con il nostro territorio, questa che sembra una piccola cosa ci permettera di costruire la nostra piccola autarchia in barba al sistema e alle multinazionali delle sementi.

domenica 11 dicembre 2011

Giro del monte Sagro

 Quindici giorni fà, ho fatto un'escursione credo l'utima di quest'anno, era il 27 novembre, la giornata non era perfettamente limpida, le foto non sono venute bene, ma il giro è stato entusiasmante, siamo partiti nei pressi di Campo Cecina, sulle montagne Apuane erano le 10,30 circa, un pò tardi per iniziare un'escursione impegnativa come questa, stimata in 6/7 ore di cammino.
 Eccomi alla partenza, su un facile sentiero il 173.
 Avvicinamento alla prima cava di marmo della giornata.
 Uno sguardo al mare il lontananza il golfo di Spezia e la piana di Sarzana.
 Si sale.
 Nei pressi dellla cava.
 In lontananza al centro della zona più scura Pontremoli e il ponte dell'autostrada, orizzonte sull'appennino tosco-emiliano.
 Albero solitario.
 Un primo momento di sosta, a prendere fiato.
 Siamo arrivati alla foce di Faneletto.
 Sguardo sul Pizzo d'Uccello.
 Mi guardo indietro e dove termina la strada bianca ho lasciato l'auto, da questo punto cammineremo per parecchi tempo in mezzo a una faggeta dove si potrà scorgere Vinca.

 Dopo parecchio siamo giunti alla foce di Vinca, dal lato nord ora svalichiamo e vediamo il lato sud.
 Questo è il sentiero 38, che andiamo ad affrontare.
 Il panorama è starordinario.
 Antichi manufatti del marmo abbandonati si intravedono in lontananza.
 Mi guardo indietro e in lontananza una zona più verde, la foce di Vinca da dove siamo appena scesi.
 Albero solitario che sfida la montagna di marmo.
 Si continua a scendere, sembra di non arrvare mai.
 Al Riccio, l'abbandono.
 Storia del marmo.
 Dev'essere stato dura lavorare quassù.
 Continuo la discesa, un'ultimo sguardo ai manufatti dei cavatori in stato d'abbandono, storie d'altri tempi.
 La casa dei Pisani in lontananza sull'orizzonte del monte.
 Sassi.
 Teleferica che sale alle cave dei Pisani ora abbandonate.
 Si passa andando oltre, un'ultimo sguardo prima di proseguire.
 altra teleferica.
 Ormai siamo arrivati a foce Luccica e mi guardo indietro per vedere quanta strada abbiamo fatto.
 Cave in lontananza.
 Antica strada.
 La vecchia strada che scende e un crinale in zona foce Luccica.
 Ora riprende la salita, ci fermiamo per uno spuntino e guardo le cave.
 Cave dei giorni nostri, siamo nella zona dei Vallini.
 Si sale e si fatica.
 Casa abbandonata.
 Si continua a salire.
 Dobbiamo scollinare in fondo a quei monti, siamo sul sentiero 172.
 Il sentiero è stato deviato, la cava si è mangiata il vecchio sentiero, mi tocca faticare.
 Fa impressione il bianco del marmo con quel giallo/marron dei monti di fine autunno.

 Fialmente sopra forse l'ultima cava.
 Ma la salita non è ancora finita, siamo in zona impervia.
 Ma anche a guardare avanti c'è poco da consolarsi.
 Mi ero sbagliato ecco un'altra cava, sembra non finire mai.
 Poi come se nulla fosse ecco le capre, comparse dal nulla.
 Cominciamo a essere prossimi al crinale.
 Il panorama seppur torbido sembra quello delle favole.
 Fin dove l'uomo ha osato in passato venire.
 Le cave sono ormai cosa lontana.
 Finalmente foce della faggiola.
 Mi avvicino alla macchina, guardandomi indietro dove c'è la sella siamo alla foce di Faggiola.
 Camminando sul crinale vedo altre cave.
 La zona da dove parte il sentiero che sale alla vetta del Sagro.
Finalmente sono arrivato, il sole ormai e prossimo al tramonto, abbiamo impiegato  sei ore e mezzo comprensivo delle cinque soste fatte un ottimo tempo, sono contento, ero fuori allenamento, ho un ginocchio che mi duole ma ne è valsa la pena, il sentiero ti spinge a continuare ad andare avanti per vedere gli scenari che continuano a cambiare, panorami continuamente diversi.
A margine devo dire che i sentieri fatti non tutti erano ben segnati e a tratti anche impegnativi a causa della conformazione del terreno, comunque una bella escursione.