domenica 27 febbraio 2011

ARNIA

Ed eccoci finalmente ad iniziare e portare avanti il progetto apistico 2011, lo so me la prendo con grande calma, ma non è che ci sia poi tutta questa grande attesa per la mia nuova arnia, ma facciamo prima una premessa per capire meglio le motivazioni che mi portano a realizzare un nuovo modello di arnia.
Nella storia dell'apicoltura solo di recente si è cercato di dare un'abitazione alle api che fosse funzionale e razionale, passando dai bugni villici a arnie delle più svariate forme e misure (dico recente perchè questo è cominciato a succedere solo attorno alla metà del 1800 e poco più di 150 anni non sono molti nella storia), in tanti si sono cimentati dall'abate, al curato, e molte volte le misure differivano di pochi centimetri le une dalle altre, a volte si creava una nuova arnia scopiazzandone una già esistente, poi nel proseguo di questa frammentazione durante i vari congressi di apicultura si è cercato di uniformare il più possibile le misure per una questione di praticità, e ottenere in questo modo una facile interscambiabilità tra i vari apicoltori.
Oggi giorno se andiamo ad acquistare un'arnia possiamo scegliere fra una da 10 telaini oppure da 12 telaini, e non serve specificare null'altro in quanto le misure si sono standardizzate, di difficile reperibilità sono le Warrè mentre per le Topbar bisogna costruirsele in quanto non si trovano nel mercato, cosa significa questo?, semplice che abbiamo uniformato l'apicultura.
Se dovessimo trasferire questo concetto sugli esseri umani è come se creassimo dei moduli abitativi per le persone e pretendessimo che la stessa abitazione venisse realizzata in riva al mare a Santa Maria di Leuca in puglia e identica si realizase a Selva di Val Gardena in trentino, senza tenere conto ne di altitudini e nemmeno di climi diversi, di escursioni termiche diverse, questo farebbe si che in una delle due abitazioni la vita risulterebbe sgradevole.
Dopo questa breve premessa e rammentando che in passato ho avuto dei piccoli apiari stanziali a 100 metri d'altitudine in pianura padana, successivamente a 500 metri d'altitudine sulle prealpi e ora il mio apiario si trova sull'appennino a 760 metri e torno a ripetrelo è stanziale, dall'osservazione del clima, le sue escursioni termiche, la flora esistente, la capacità di bottinare polline (cosa molto importante più del miele), dalle correnti d'aria presenti nella zona, dall'osservazione di come sono gli inverni e come sono le estati, ho dedotto che devo trasformare le mie arnie come descriverò accuratamente più avanti.
Un'ultima cosa prima di proseguire, non vi dirò mai che la mia arnia è la migliore in assoluto, penso solo che sia la migliore per il posto dove è situato il mio apiario e ho deciso di costruirla e metterla a confronto con un'arnia classica per confutare la validità delle mie affermazioni, sicuramente non è adatta per un posto di mare o per la pianura, anche se potrebbe funzionare comunque.
Bene ora cominciamo con le sua descrizione teorica, come punto di partenza prendiamo il telaino che è l'anima dell'arnia, un'arnia classica come misure di telaino interne ha mm. 415 x mm. 268, questo vuol dire che sviluppa un'area di cmq. 1112,2 pertanto un'arnia da 10 telaini che è quella che funziona meglio nella mia zona quando ha tutti i telaini permette alle api di lavorare su una superfice considerando entrambe le facciate del telaino pari a metri quadrati 2,2244 questa superfice serve per deporre le uova, le scorte di polline e il miele, da attente osservazioni guardandi il sistema usato dalla regina per depone le uova e comparandolo a quanto riportavo sopra ovvero le osservazioni climatiche ma non solo, ho deciso di costruire un'arnia a dieci telaini, ma contenente nove telaini più un diaframma con il telaino aventi misure interne pari a mm. 350 x mm. 350 un telaino quadrato che sviluppa un'area di cmq. 1225 considerando i nove telaini avremo una superfice di sviluppo tenute conto di entrambe le facciate pari a metri quadrati 2,205.
Come si può osservare la superfice di sviluppo differisce di pochissimo, ma dovrebbe permettere alla regina di deporre con maggiore tranquillità avendo modo di sviluppare la covata su un telaino in meno, ma approffittando dello sviluppo in verticale che dovrebbe permettere alle api di gestire meglio gli sbalzi termici primaverili, considerandi che si passa da giornate decisamente calde e primaverili come quelle dei giorni scorsi a giornate come quella odierna che trascorriamo sotto la neve, credo che il benificio si potrà vedere anche durante l'inverno permettendo al glonere di godere di una migliore gestione del caldo.
L'unico dato negativo di questo telaino credo sia quello della più difficile estrazione, ma in aiuto dovrebbe venirci il diaframma, questo telaino l'ho pensato per il benessere dell'ape e non per la praticita dell'apicultore Mauri (credo sia giusto che io fatichi almeno un pò).
Sempre per rimanere in tema telaini ho previsto di far lavorare le api da metà marzo circa fino metà novembre (questo indicativamente) a telaino freddo, mentre per il restante periodo a telaino caldo, questo comporterà due aperture d'uscita nell'arnia di misure differenti su due lati contigui, chiaramente quando sarà aperta una l'altra resterà chiusa, prevedo di conservare sempre l'uscita verso sud-est, questo comporterà un ruotare l'arnia su se stessa quando cambierò l'uscita, ma di tutto questo ne parlerò la prossima volta.

2 commenti:

TroppoBarba ha detto...

Non vedo l'ora di leggere la prossima puntata.

mauri ha detto...

Mi fa piacere se lo hai trovato interessante.