La rivoluzione si fa anche raccontando storie.
Ho trascorso la mia infanzia là dove la pianura veneta va a sbattere contro le prealpi e lievi salgono i primi contrafforti a spingersi su verso le montagne.
Era la meta del secolo scorso, tante cose sono cambiate, la gente è cambiata, è diventata più triste, la campagna è cambiata, è sparita per far posto a case, ma sopratutto a capannoni, a grandi aree industriali, che si stanno evolvendo e cominciano a diventare un'enorme cimitero post industriale, capannoni vuoti a rendere triste il paesaggio.
Ma mettiamo ordine nella storia, d'inverno durante questo periodo dicembre/gennaio si facevano due cose, la prima era una grande festa, si uccideva il maiale che per tanti mesi si aveva coccolato e accudito, a quei tempi in campagna non c'erano ne vegetariani ne vegani, il popolo veneto era uscito dalla pellagra, dalla fame e si faticava ancora a riempire la pancia, c'era molta miseria prima del grande bum urbanistico iniziato alla fine degli anni 60, poi negli anni 80 tutto sembrava possibile e ora inesorabile avanza il declino.
Del maiale non si buttava nulla, era una grande festa, si riunivano più persone per le varie operazioni, tutto manuale compreso il tritacarne, si impastava la carne per i salumi a mano, insomma era una festa perchè ci sarebbe stato da mangiare per i prossimi mesi.
Quelli che venivano a darti una mano non venivano pagati, ma gli si scambiava il favore quando fosse stato il loro turno di uccidere il maiale.
Oggi i maiali in campagna non ci sono più, è cambiata la nostra visione del mondo, una volta andavi nel fossato dietro casa a prendere i gamberi, si mangiavano una o due volte l'anno, poi i gamberi abbiamo cominciato a trovarli al supermercato, anche perchè nel frattempo erano spariti dal fossato dietro casa, spariti a causa del progresso portato in campagna da pesticidi, erbicidi e diserbanti vari, poi il progresso è avanzato e i fossati sono stati intubati o cementificati, ma i gamberi abbiamo continuato a comperarli al supermercato, solo che venivano dall'asia, di certo non una scelta sostenibile, ma almeno erano gamberi, perchè ora si trovano gamberi fatti con carne macinata, amido e del colorante più degli aromi per dargli il gusto di gambero, e estrusi a macchian per dargli la forma di gambero.
Come siamo cambiati, il giorno del maiale era una festa, c'era allegria, oggi i nostri giorni sono surrogati di vita, pieni di tristezza e amarezza pwe i giorni che verranno.
La seconda cosa che si faceva in questo periodo era raccogliere le olive, raccolta che iniziava dopo il 10 dicembre e andava avanti fino alla fine di gennaio, le olive erano mature e ringrinzite, oggi non è più così, si raccolgono molto prima, prima che le olive maturino, è tutto cambiato, a gennaio ormai nessuno ha più olive da raccogliere, questa era la festa dell'olio, ti faceva sentire ricco quando portavi a casa l'olio nuovo.
Due momenti gioiosi, di festa nel lungo e buio inverno di una volta........, vi domanderete:"Ma il kako?", appunto ci stavo per arrivare, c'erano molte piante attorno a casa una volta:
"el pomaro, el peraro, el figaro, el persegaro" (così venivano chiamate in dialetto) e poi c'era "el cacaro", appunto c'era la pianta di kaki il famoso Diospyros kaki, oggi il paesaggio è diverso non si riconosce più, intristito, e se passi da quelle parti ti fermi, vedi uno, lo chiami "Hei moro!", e gli chiedi se ci sono piante di kaki da quelle parti, lui ti dirà di non averne viste, oggi vanno di moda gli ulivi in giardino, rigorosamente nani o secolari ma potati a fondo, si perchè ti spiega, le piante grandi creano disordine e sotto quel finto prato inglese che tenerlo verde d'estate è impossibile, nemmeno se ci dai una mano di vernice all'erba, che tristezza, tanti olivi e nessuno che raccoglie le olive in questi tristi giardini.
Ora arriviamo al "cacaro" come lo chiamavano da quelle parti, tutte le case coloniche della prima meta del secolo scorso davanti a casa ai bordi dell'aia avevano la loro bella pianta di kaki in bella vista che si vedeva da casa guardando fuori, e in questa stagione quando la luce era poca, la nebbia a volte era fitta, là in bella vista quella pianta con tutti quei frutti come tante palle scintillanti illuminava questi corti giorni dell'anno e davano allegria agli abitanti della casa, donavano felicità, serenità.
Oggi non è più così, quei pochi che lo piantano ancora lo mettono lontano da casa relegandolo in un'angolo come a vergognarsene, forse abbiamo smarrito la felicità, in questo mondo triste abbiamo vergogna di essere felici, e al tempo stesso sono sparite quelle feste conviviali di una volta, oggi sono rimaste solo le happy ....., no mi sa che con la crisi che ci morde il culo non è rimasto proprio niente di happy, solo la tristezza, ma io dico che cambiare si può, fai la tua azione rivoluzionaria pianta in bella mostra davanti a casa una pianta di kaki, lei ti porterà gioia e allegria in queste fredde e corte giornate invernali.
Piantare una pianta di kaki è un gesto rivoluzionario più di quello che si può immaginare, specie se guardando fuori dalla finestra lo vedi, li a contrastare il grigiore dei giorni che cercano di avanzare.
Buona rivoluzione a tutti.
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4 commenti:
Già fatto! ben due piante di caco nel prato a fianco della casa, lato ovest!
ciao e buone feste
ross/ val
Sono daccordo in tutto da Veneto e padovano,da bambino,quando c'era la festa del maiale mi mandavano a prendere lo stampo delle mortandee nelle case vicine(un sacco pieno di pietre sigh),te non ti hanno mai fregato?
PS:Nel mio frutteto ho anche la Sieresara e la Brombara,ciao.
E noi che adoriamo i cachi, non abbiamo saputo resistere e ne abbiamo piantato uno l'altro anno. L'altra sera ne ho assaggiato anche delle fettine essiccate: buonissime!! In cucina adesso ho invece appeso un rametto di petegaro, avete presente? Quello che produce quei piccolissimi cachini.
@ Val - Ben fatto, e buone feste a te.
@ blogredire - Nella casa colonica di mio nonno i vicini non erano così vicini per dei bimbi, la casa era in mezzo al podere e le distanze erano vere distanze. Quanto alle ciliege e alle susine non mancano nemmeno da me, ciao.
@ Denise - Concordo con te sulla bontà delle fette essiccate di cachi, una vera leccornia, e adesso vado a informarmi sul petegaro, mi sembra di non conoscerlo. Ciao
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