mercoledì 20 luglio 2011

VIAGGIO

Nei giorni scorsi mi sono dovuto recare a nord di Torino per lavoro e ho pensato a quante persone interessanti avrei potuto incontrare in quei luoghi o a quanti amici avrei potuto andare a salutare, ma io andavo per lavoro e questo vuol dire capannoni, fabbriche, zone industriali, insomma il peggio visitabile di quei luoghi.
Partenza all'alba, no anzi prima ore 04,00 con sveglia alle 03,30 proprio una levataccia, quà la nebbia era fitta e fino al passo non si vedeva nemmeno la strada, sembrava novembre, traffico inesistente, oltre il valico la pioggerellina e timide stelle tra le nubi, oltre Parma l'albeggiare ma ero così rincoglionito che non l'ho potuto gustare, prima di arrivare a Milano una sosta in autogrill per un caffè, mi guardo attorno, facce stravolte, gente che parla e non capisco cosa dice, riparto il traffico aumenta, scatole di latta corrono veloci con uomini intenti a pensare chissà a che, chi telefona, chi sbadiglia, è proprio vero (penso) partire è un pò morire, così come i soldati che partivano per il fronte che non sapevano se sarebbero tornati l'indomani, ma ormai sono a nord di Torino in una squallida zona industriale dentro a un capannone come tanti, con gente frenetica, si parla, si organizza, ma già devo ripartire altra gente mi aspetta a ovest di Torino, altro posto come tanti, altra gente frenetica, si parla, si parla, si parla, si organizza, la giornata trascorre lenta, vedi gente e parli, fai programmi, devo tornare da quelli di prima, prendo la tangenziale e guardo le montagne, alcune già viste, già camminate, altre ancora sconosciute, mi viene una grande nostalgia, voglia di montagna, mi tornano alla mente ricordi, ma è subito nuovamente lavoro, ultimi contatti, poi finalmente si riparte, si torna a casa, mi rimane solo un pezzo di raccordo autostradale milanese da attraversare con il suo traffico infernale, penso a Dante e credo che questo possa essere benissimo uno dei gironi danteschi dell'inferno, non so chi andarci a collocare, non mi interssa nemmeno, mi basta pensare che attraverso uno dei gironi danteschi.
E' tardo pomeriggio quando mi fermo ad un'altro autogrill, in lontananza gli appennini e mi torna alla mente un racconto del libro Cuore di Edmondo de Amicis dal titolo "dagli Appennini alle Ande", io potrei scrivere "dagli Appennini alle Alpi, andata e ritorno", forse sarebbe noioso o forse no, racconterebbe di gente frenetica, nervosa, incazzata, gente che viaggia, gente che lavora, gente che non ha tempo di fermarsi ad osservare un'anatra che passa nel cielo.
Fortuna riparto e torno a casa, detesto questi viaggi, lunghi, noiosi, scanditi da appuntamenti.
Ho chiuso il cerchio e sono tornato a casa, sono tronato al punto di partenza di questa mattina e già questo mi mette di buonumore.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

perlomeno, tu,sei fortunato, perchè la sera torni alla tua casa nel bosco, respiri il suo silenzio, e ti ricarichi nella natura, pensa a quelli stravolti che hai incrociato in autogrill, che magari, fanno tutti i giorni quelle superstrade, e non si possono dire fortunati come noi, che viviamo nella natura, alle volte ci penso, e mi viene male, mio figlio, per es. abita a Torino, abita in un viale alberato ed è già fortunato, ma altri? l,altro figlio vive proprio da selvaggio, con i cavalli e un cane, e lavora con le capre, è contento!!!!

Sara ha detto...

In effetti l'essere umano ha una grandissima capacità di adattarsi. Però penso a tutte queste persone, al loro impegno, magari per far crescere i loro figli. Tutta questa gente, impegnata a vivere: ecco la Storia celebra i grandi uomini, ma poi ci sono costoro che hai visto, ci siamo noi che ogni giorno mandiamo avanti le cose, tra mille difficoltà, la Storia dovrebbe ricordarci un po'più spesso!

mauri ha detto...

Io non mi ritengo ne fortunato, ne sfortunato.
Detto questo possiamo sicuramente dire che guardandoci attorno vediamo persone che stanno peggio di noi, ma anche persone che stanno meglio, o più semplicemente più fortunate o più sfortunate.
La vita o più semplicemente il destino ti porta a vivere situazioni che magari vorresti diverse, ti porta ad abitare in luoghi a volte non scelti, a volte è semplicemente il caso.
Sara, la storia si ricorda solo dei generali, non dei soldati che per lui morirono e lo fecero grande ricordandolo nei libri di storia, questo è il triste verdetto.
Un'immagine su tutte ho impressa nella mente, nella rivoluzione dei giovani cinesi di qualche anno fa, quella persona anonima con le borse della spesa in mano di fronte al carroarmato che lo fa fermare, i media ne hanno fatto un'eroe, senza i media sarebbe diventato uno dei tanti eroi mai raccontati, mai visti, mai ricordati.
Ciao