Il cinipede galligeno fotografato nella parte superiore delle foglie e nel lato inferiore delle foglie.
Nella foto sotto particolare della galla.
Direi che ormai possiamo chiamarlo allarme, il cinipide galligeno del castagno da quando ha fatto la sua comparsa in Italia nel 2002 in provincia di Cuneo ha ormai impestato tutte le zone a coltivazione del castagno d’Italia, la sua propagazione è stata esponenziale e velocissima.
Ma cos’è il cinipede galligeno?, un imenottero originario della Cina, da li in maniera accidentale è stato introdotto nel 1941 in Giappone, nel 1963 in Corea e nel 1974 negli Stati Uniti.
Colpisce tutte le piante di castagno europeo sia selvatiche che innestate, i castagni ibridi euro-giapponesi e quelli orientali.
Questo parassita si riproduce una sola volta l’anno depositando 100/150 uova da cui nascono solo femmine (vi è assenza del maschio), le uova vengono deposte nelle gemme e hanno uno sviluppo molto lento in primavera con l’inizio della vegetazione si formano delle galle attorno alle uova, ogni galla può contenere da 20 a trenta uova, l’insetto adulto fuoriesce dalla galla dalla fine di giugno alla metà di luglio.
La sua propagazione avviene o per astoni e marze infette oppure per il volo degli insetti o in maniera passiva trasportati da camion, automobili ecc.
La lotta contro questo parassita è molto difficile, si può contrastare solo con un’insetto antagonista, ma in questo momento siamo molto arretrati in questo contrasto, soltanto nel 2004 si è provveduto a sperimentare l’antagonista per vedere se si acclimatava, visto che l’insetto arrivava dal Giappone dove aveva dato risultati di buon contenimento del parassita.
Dico che la situazione è grave perché ormai si è esteso in tutta Italia, nel Lazio è presente dal 2005, in Campania dal 2008, in Abruzzo dal 2005, in Lombardia dal 2006, in Trentino dal 2007, in Liguria dal 2007, in Emilia Romagna dal 2008, in Veneto dal 2007, in Sardegna dal 2008 e in Toscana i primi focolai dal 2008 ma ormai tutta la regione ne è infestata.
Considero grave la situazione in quanto i danni che questo parassita compie sono un calo della fruttificazione pari a un 70-80% e un deperimento delle piante stesse.
La cosa preoccupante è che oltre a una minore produzione di castagne, in una zona come la mia la Lunigiana, unica zona con milele DOP in cui si riversano negli ultimi anni migliaia di alveari nomadisti, questo crea un problema anche alle api essendo il miele di castagno il raccolto principale mentre l’acacia riveste una minore importanza, ci troveremo con un numero spropositato di alveari ma con poco pascolo per le api, già a inizio primavera si era notata la difficoltà su certi apiari causata da un’eccessiva densità di sciami rispetto ai fiori presenti, pertanto vista l’infestazione massiccia del parassita in zona e stimato un calo del 75% della fioritura del castagno lascio a voi trarne le conseguenze.
Gli interventi di lotta che sta portando avanti la regione Toscana daranno i loro frutti in un periodo di tempo che possiamo stimare da 6 a 10 anni, quindi credo avremo un periodo difficile anche per l’apicultura in generale, questo devo dire mi lascia sconsolato.
sabato 30 aprile 2011
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3 commenti:
se si va avanti così presto i boschi di castagno si trasformeranno in boschi di robinia o altro.
Purtroppo anche i boschi del mio paese (Apuane)sono stati attaccati, le castagne lo scorso anno erano poche e piccolissime. E' triste vedere questo frutto che, in tempi difficili, ha sfamato famiglie intere ridotto così. Per fortuna "pare" le piante non muoiono.
Ciao Semola
Il problema è che dietro al castagno si nasconde un'economia, abbiamo il miele di castagno DOP, le castagne e la farina di castagne DOP e i funghi, queste cose senza castagni non si ottengono, e inoltre con la lenta crescita viene a mancare anche il legno altra fonte di reddito, questo rende tristi ma spero che nel giro di un decennio la situazione torni alla normalità.
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