mercoledì 20 gennaio 2010

1930

Esattamente il 28 luglio 1930 un giornalista del “Il telegrafo” partiva dalla Spezia alla scoperta della Lunigiana e ne faceva un resoconto di questo viaggio che usciva a puntate sul menzionato giornale, perché scrivo tutto questo? Diciamo una seconda puntata del post su “PAESI CHE MUOIONO, PAESI CHE VANNO SCOMPARENDO, PAESI MORTI”.
Ottanta anni sono la lunghezza di una vita, ma molti accadimenti sono successi in questo lasso di tempo, nel 1930 per raggiungere la maggior parte dei paesi che ora si raggiungono comodamente in macchina l’unico mezzo era il “pedibus calcantibus” causa la carenza di strade rotabili, questo faceva della Lunigiana un posto misterioso, oscuro, ma andiamo per ordine, cominciamo a dare un nome a quel paese che abbiamo visto nel post precedente, non facciamo cadere nell’oblio anche il nome Vallingasca quota 827 metri a ridosso del crinale appenninico dove lo spartiacque divide la provincia di Massa da quella di Parma, l’oggi lo conosciamo attraverso le foto che parlano da sole, ma nel 1930 che raccontò il nostro temerario giornalista?
“Dal valico della Cisa e presso Villa Eugenia, si stacca una vecchia mulattiera, ora ombreggiata da castagni, ora soleggiata, sempre deserta di case e scendente a rompicollo fino a Vallingasca o Villingastra, oppure Val di Castro, piccolo e povero casale, dove il viandante può trovare agreste cortesia, acqua eccellente ed un par di mele. Ai piedi del colle di Villingastra, scorre il canale di Pièrla che va diretto nel torrente Civasola, il quale sempre accompagna la mulattiera. Nel canale di Pièrla, fra i massi calcarei biancastri portati dall’impeto dell’acqua, or qua or là, si vedono spuntare tronchi giganteschi d’abeti dal quale trae nome il canale di Pièrla, in ponttremolese piella od abete. Ma di quest’albero non vi è più traccia alcuna di vita, tutti gli alberi sono morti e sotterrati da una gigantesca frana scesa a valle da monte Groppo del Vescovo, che si mostra nudo e lacerato dalla vetta al piede.”
Sicuramente a questa fonte trovò acqua eccellente, ma com'è cambiato il racconto, il paesaggio, non ci sono più le persone in questo posto e il viandante non trovapiù la cortesia agreste, ma solo la frsca acqua della fonte, sarà anche arrivata la strada che solitamente porta il progresso, ma qua ha portato solo l'oblio.

2 commenti:

Andrea Mangoni ha detto...

ciao Mauri,
questi post sui paesi abbandonati sono da un lato inquietanti e dall'altro affascinantissimi. Le vecchie case hanno un alone di magia che nemmeno l'abbandono riesce a togliere - anzi, in qualche caso lo può aumentare. ciao!

mauri ha detto...

Io le trovo decisamente affascinanti e sono posti pieni di magia.