sabato 29 maggio 2010

Incontri inattesi

Ormai era tardo pomeriggio e il sole ripiegava oltre il profilo dei monti quando decisi di andare a fare un giro a vedere un boschetto, le ombre si allungavano sulle brevi radure che oltrepassavo per arrivare sul posto, quando d'improvviso eccolo davanti a me, io ero sottovento e lui non mi aveva sentito arrivare, frugai in tasca estrassi la macchina fotografica, non c'era tempo per pensare per sistemare asa iso e compagnia bella, ero impreparato e la luce era scarsa....
Qualche scatto in automatico e lui già si era accorto di me, come un fulmine entro nel fitto del bosco e lancio il suo verso di allarme che riecheggiò nella valle, lo sentii che si allontanava e poi nuovamente il silenzio e nulla di più, erano rimasti solo i miei pensieri e delle foto un pò sgranate a ricordo dell'incontro (ecco cosa vuol dire essere impreparati), ma va bene così, poi rimangono i sogni e si riprende il cammino....... 27 maggio 2010




domenica 23 maggio 2010

Tagliare la legna

Esiste il detto che la legna scalda due volte, una quando la tagli e una quando la bruci, e posso confermare che è la verità. Ogni anno taglio dai 100 ai 150 quintali di legna, prima si tagliano le piante e si fanno a pezzi trasportabili che vanno radunati in un posto accessibile, poi generalmente uno chiama lo spaccalegna che viene la sega di misura e te la rende a pezzi, ma io continuo imperterrito a fare da me, fino allo scorso anno usando la capretta qua sotto nella foto, è un lavoro abbastanza faticoso che solitamente si fa in due, uno prende i tronchi li appoggia sulla capretta e un'altra persona taglia. Ecco questo non vale per me, che da individualista/anarco/autarchico faccio da solo, ma da quest'anno ho deciso che i lavori da fare sono troppi ed allora sono passato a un sistema industriale.
Se prima potevo tagliare qualche Kg. di legna per volta, ora con il sistema che ho escogitato posso tagliare circa 6 quintali alla volta con notevole risparmio di energia e fatica, e continuando a lavorare allegramente da solo con una resa maggiore rispetto a quella di prima anche se fossimo stati in due. Possiamo vedere nella foto la legna che è stata preparata per il taglio.
Una prima rifilata ai lati per poi passare a un taglio centrale e il lavoro è concluso.
E' stata costruita una struttura in ferro ma si potrebbe benissimo farla in legno, mi permette di lavorare oltre che sul rifilo a dastra e sinistra anche sul davanit e sul dietro in quanto ho costruito una struttura con una lunghezza doppia della lama della motosega.
Ecco qua il lavoro finito, inserisco un paio di misure per chi volesse cimentarsi, abbiamo una larghezza di 40 cm. per una lunghezza di 80 cm. con una barra a metà lunghezza, l'altezza utile per contenere la legna è di 80 cm., abbiamo inoltre quattro piedi che tengono sollevata la struttura da terra di 20 cm.
Bisogna avre l'accortezza di ribassare le due barre che tengono unita la struttura dalla parte del taglio e ricoprirle con un piccolo travetto per evitare che quando si taglia la catena della motosega vada a sbattere contro il ferro.
Il lavoro diventa rapido e con grande resa, non rimane che accatastarla (eventualmente spaccarla) in attesa del prossimo inverno.

lunedì 17 maggio 2010

Tra ottimismo pessimismo e attesa

Finalmente quest'anno la peonia s'è decisa a fiorire, la credevo bianca o meglio mi è stata venduta per bianca e invece è rossa, il colore dell'amore, il colore del sangue, il colore della rivoluzione, insomma un colore di buon auspicio.
Di tutt'altro tenore invece è il pensiero che va ai kiwi, anche quest'anno solo fiori femminili, ma come devo fare con il kiwi maschio provare a dargli un po' di viagra per vedere se qualcosa tira fuori o minacciarlo in qualche altro modo?
A consolazione comunque ci pensano le fragole che sono cariche di fiorie e frutti per ora acerbi, ma basta saper aspettare e il rosso dei frutti trionferà.
Non vorrei aver esagerato con tutto questo ottimismo.........
A chi si chiede che fine hanno fatto i miei orti posso dire che sono in meditazione in attesa di temperature più miti e un pò più d'asciutto, per quanto riguarda le api sono vuote di scorte causa maltempo, anche loro attendono giorni migliori.


domenica 16 maggio 2010

Patate a confronto

Torno a parlare di patate, anche quest'anno qualche novità metterò a confronto quattro varietà, tre classiche: Spunta, Monnalisa e Desiré che noi consideriamo locali, ma in realtà il seme che comperiamo proviene dall'Olanda, per piantare patate italiane dovremo andare sulla Quarantina genovese o su altre piccole nicchie presenti a macchia di leopardo sulla penisola, ma questo è un'altro discorso.
Tornando a noi confronterò le tre varietà sopra citate con una di contrabbando la varietà Estima, dove stà la notizia? semplice arriva dall'Inghilterra paese per antonomasia patataro come la Germania, solo che non esportano la semenza di patate, loro hanno un patrimonio enorme di varietà, nessuna buona par la pianura padana e nemmeno per il sud d'Italia, ma sulla montagna dell'appennino voglio provare.
Nella foto possiamo vedere i germogli a confronto, per piantarle dovrò aspettare che si sistemi il tempo e smuovere un pò la terra, comunque per la cronaca la prima con il germoglio verde e tozzo è la Estima, la seconda con il germoglio rosato è la Monnalisa, la terza più che una patata dobbiamo parlare di minitubero della varietà Spunta con germoglio verdeviolaceo, mentre l'ultima abbiamo una patata gia tagliata pronta per la semina di Desiré con germoglio giallorosato.
Dai germogli si capisce che aspettano di essere messe nella terra e staremo a vedere come si comporteranno e poi valuteremo rese e quant'altro, per ora non rimane che aspettare.

venerdì 14 maggio 2010

L'orto di finzione

Temo, anzi credo che siamo arrivati all’orto di finzione, dico questo in quanto ormai gli orti proposti sul web sono i più disparati, si ha la sensazione di sentirsi a posto con la coscienza e di aver fatto il proprio dovere di bravi ortolani qualsiasi sia il nostro progetto di orto.
L’orto biologico ci fa sentire in pace con noi stessi, sicuri di aver fatto la cosa giusta, chi un pezzo di terra non l’ha può sempre costruirselo sul balcone e anche questo lo fa sentire in pace con se stesso e con il mondo, qualsiasi tipo d’orto ci porta a essere in pace con noi stessi, ci fa sentire appagati.
Un orto tradizionale, un orto verticale, un orto lasagna, un orto biodinamico, un cesso d’orto tutti soddisfano il nostro bisogno più intimo dell’orto di finzione, in cui risulta importante l’azione di realizzare un qualsiasi tipo d’orto per poter affermare il nostro bisogno nascosto, la nostra finzione di essere degli ortolani, basta questo a farci sentire appagati in sintonia con questo mondo che sembra un reality (o forse lo è).
Una volta esisteva l’orto di consumo e quello di produzione, ora ci basta quello di finzione che ci tiene prigionieri legati dentro il sistema, sembra non si riesca a spezzare le catene che ci tengono legate al sistema che tutto ci fornisce, ma io dico: “non possiamo accontentarci di due o tre piedi d’insalata coltivati su un vaso nel balcone, questa non è rivoluzione,ma solo finzione”.
Solo quando capiremo che la terra appartiene a tutti ed è a disposizione di tutti, solo allora inizierà la vera rivoluzione, in alternativa avremo solo la finzione, la finzione di sentirci bene e di credere d'essere felici rinchiusi dentro uno spazio limitato, dentro al sistema.
Ma forse l'occupazione e la coltivazione delle terre è cosa d'altri tempi, quando il mondo era più reale, quando era più palpabile, quando chiacchierare era guardarsi in faccia, ora chiacchierare è restare davanti a un monitor, forse chiacchierare oggi è solo finzione..........